Asina Luna a Peschiera Borromeo: perché in provincia è un’altra cosa Asina
Milano, la città dei grattacieli. Il centro economico-finanziario più importante. Con un sistema di trasporti di livello europeo. Qualche esperto l’ha già nominata capitale europea del cibo e della ristorazione. E qui ci fermiamo, perché sappiamo di rischiare lo scivolone retorico o sciovinista. Se tutto ciò è innegabile, perché andare a trovarsi un’osteria come “Asina Luna” a Peschiera Borromeo, cittadina dell’ hinterland attaccata all’aeroporto di Linate?
Abbiamo fatto un salto in osteria, accanto al parco dell’Idroscalo e in mezzo alle sedi operative di tante piccole e medie imprese, quelle che hanno fatto la fortuna dell’imprenditoria italiana. E che significano tanto anche per “Asina luna”, come spiega il grill chef Riccardo Succi, titolare del ristorante insieme alla moglie Tiziana Dinoia.
“Quando quasi tre anni fa siamo venuti qui,” ricorda Riccardo, “non eravamo alla prima esperienza. Avevamo già gestito un locale molto grande, con tanti posti a sedere, e puntavamo a qualcosa di ben diverso: una clientela un po’ più selezionata, in grado di spendere, bevande incluse, trenta euro a mezzogiorno e quasi sessanta in serata. L’abbiamo trovata a Peschiera Borromeo, dove il pranzo funziona benissimo, dato che ci frequentano i dirigenti e i quadri delle aziende qui vicino”.
E a cena, invece, chi si spinge fino a via della Resistenza 23 per venire a trovarvi?
“I milanesi, mi creda. Arriva fin qui, e dopotutto siamo praticamente la periferia di Milano, chi desideri una fiorentina frollata 80 giormi in una copertura di grasso nobile di vitello, o il filetto “Elcano” di scottona con pepe di Sichuan e olio di sesamo nero. Ma anche con la tradizione italiana andiamo forte, perché non ci facciamo mancare il branzino e la ventresca di tonno, i tagliolini fatti in casa con asparagi al burro di Beppino Occelli, il riso pilaf allo zafferano con gamberi, calamari, cozze e vongole. Il punto di riferimento, oltre alle eccellenze in fatto di carne alla griglia, è la cucina nazionale; e se proprio dobbiamo esercitarci con qualcosa di nuovo, preferiamo l’innovazione radicale più che la rivisitazione dell’esistente.”
Il bancone con la selezione, in bella vista, di costate di varie frollature e tipologie di animali, testimonia della passione di Riccardo Succi per l’arte di grigliare. Con tante piccole attenzioni: ad esempio, un sapiente assortimento di sali speciali da abbinare a ogni diverso taglio di carne, come quello di Margherita di Savoia, il Rosa dell’Himalaya, il Grigio Bretone o il Blu di Persia. E come non parlare della scelta della brace, esclusivamente di legna cubana, e precisamente di marabù. A completare il quadro, va detto che questo è il posto non solo della vena carnivora ma anche di quella artistica: lo si capisce dal nome dell’Osteria, “Asina Luna”, che è poi il nobile animale protagonista di una vecchia canzone di Fabrizio De André.
“Uno degli amori della mia vita”, spiega Riccardo, “al punto che ho scritto un libro, anni fa, sul disco ‘La buona novella’ del cantautore genovese, e che ho collaborato per qualche tempo con Dori Ghezzi e con la fondazione De André. In questo locale la musica è fondamentale: soprattutto il jazz, che credo aiuti a creare un’atmosfera rilassante.”
Grandi tradizioni, qui a Peschiera: oltre alla griglia, i cantautori italiani. E passando ora dalla tradizione al futuro, cosa prevede per il suo locale?
“Che io e mia moglie Tiziana andremo avanti con le nostre idee. Non chiudiamo la porta alle tendenze del momento, ed è per questo che oltre ai grandi rossi toscani e piemontesi, e ad una carta dei vini molto impegnativa di cento etichette, possiamo offrire giusto un paio di birre artigianali, così non scontentiamo i birrofili. Non ci serve, in ogni caso, la novità fine a sé stessa; si esplorano i territori non battuti quando si hanno le giuste motivazioni per farlo.”
E quale potrebbe essere la novità che diventerà imprescindibile, nel giro dei prossimi dieci anni?
“Io dico che potrebbe essere l’Africa. Con i suoi sapori, le sue spezie, il suo cous cous, che è già diventato parte delle nostre abitudini quotidiane. L’Africa è vicina, e la sua influenza anche gastronomica, che oggi sottovalutiamo, potrebbe in breve conquistarci.”